martedì 30 settembre 2014

AUREO SIGNORE DELLE FOLGORI (29 SETT. 2014)




AUREO SIGNORE DELLE FOLGORI
(29 SETT. 2014)



1/18006
AUREA CONNESSIONE

TUTTO INTRISTISCE NEL LIVORE CHE –IMMOTIVATO- LIEVITA DAL BASSO
E SANCISCE IL DOMINIO DEL PLAUSIBILE NEGARE.

SI ESPANDONO LE OCCULTE NEBBIE DEL GIALLASTRO RADDENSARE.
E UN INVISIBILE INTRICO DI ENERGIE IMPONE UN ODIO CHE NON C’ERA.

PERDUTA LA LUCE ETERICA : INFINE SCOMPARE ANCHE IL SUO RICORDO.

RESTA LA COSCIENZA IMMERSA IN UN PANTANO ODIANTE
DI CUI NON CONCEPISCE NEPPURE L’ESISTENZA
MA DAL QUALE TRAE ORMAI OGNI SENSIBILITA’ CHE GENERA OPINIONI.

TALE LA MORTE CONOSCITIVA DI CHI E’ PERDUTO AI CIELI.

NAUSEA DISGUSTO E RABBIA ATTENDONO SOLTANTO UN’AUREA BELTA’ DA MALEDIRE.

MA ANCHE NEL PIU’ PROFONDO OLTRAGGIO PUO’ GIUNGERE –VOLUTA- L’IMMATERIALITA’ D’IDEA.

DALL’ESSENZA DI UN CONCETTO CONTEMPLATO DAL PENSARE :
SI TRAE UN VALORE CHE SCUOTE L’INFERO DILEGGIO DELLA NAUSEA.
E LA CONSUMA.
OVUNQUE ESSA AGISCA E INFETTI LA SVELA E LA DISSOLVE.

REIMPRIMENDO L’AUREA CONNESSIONE AI CIELI DEL CONCEPIRE.

FOLGORE SOTTILISSIMA NEL CUORE DEL PENSARE.

E SI ILLUMINANO DI SOVRUMANITA’ LE OSCURE STANZE CEREBRALI DEI PRECIPITATI.

MENTRE SI REINNALZANO I LIVELLI DELL’ACUME.

NEL FERREO DELINEARSI DEL VALORE DA CUI RISORGE L’AUREO.

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2/18007
LUCE DELL’IO

LE ESSENZE DEL NEGARE IMPRIMONO IL FASTIDIO.
IMPONGONO IL RIGETTO E LA CHIUSURA CONTRO OGNI LUCE MORALE.

PROFONDE GIALLASTRE PROPENSIONI ALL’INCREDULITA’ BLASFEMA.
ATTORTE POTENZE CEREBRALI IN CUI ABITA LA PERSONALITA’ MALIGNA.

IL SEMPLICE VIVERE NEL TROPPO UMANIZZATO
ACCOGLIE QUELLE POTENZE
E LE SUBISCE QUALE MOTORE OCCULTO
DEL PROPRIO PERDERE L’ANIMA CELESTE.

LIVIDA SOLFUREA PATINA DEL PROPRIO ACCOGLIERE SENSIBILITA’ INVERTITE.

LA TESTARDAGGINE NEL MALE SOLO DAL SOVRUMANO PUO’ ESSERE DISSOLTA.

MA SPENTA E SEPOLTA L’ANTICA DEVOZIONE :  RESTA SOLTANTO L’ATTO DEL PENSARE.

NELL’ESTREMA VOLONTA’ CHE CONTEMPLA UN CONCETTO RICORDATO :
SI ACCENDE INFINE UN VALORE CHE DISSOLVE QUEL NEGARE.

IL RITO DEL PENSARE PUO’ SCIOGLIERE GLI INFERNI.

SOLFUREITA’ NATE DALLA RABBIA VENGONO PERCORSE DALLA NUOVA DEVOZIONE.

NELLA FERREA INSISTENZA DELL’IDEA SORGE IL NUOVO AMORE.

SORGE E SI AFFERMA LA POSSIBILITA’ DEL VERO ESISTERE.

APICI IN CUI
UNIFICATI NELLA VOLONTA’ DINANZI AL PROPRIO SOLE INTERIORE
LA VERA ESSENZA DELL’IO RESPIRA NEL SOVRUMANO.
RESPIRA NEL FUOCO DELL’ARCANGELO.

E REDIME.

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3/18008
FERRO DI METEORA

OVE LA SCIMMIA CEREBRALE INSEGUE IL SUO LIVORE
E TENACEMENTE NEGA OGNI LUCE IMMATERIALE.

LE CEREBRALITA’ RAPPRESE INCOLLANO AL NEGARE
OGNI POSSIBILE NUOVO CONCEPIRE.
AFFINCHE’ OGNI VERITA’ SIA CAPOVOLTA E AVVELENATA.

MASSE DI DERELITTI ACQUISTANO POTENZA INTELLETTIVA
ATTINTA OVE IL MENTIRE VIVE DEL LORO INSUPERBIRE.

ORDE DI NON PENSANTI ESEGUONO DISEGNI DI VOLONTA’
CUI NON SANNO DI OBBEDIRE
MA A CUI CEDONO IL PROPRIO VIVERE INTERIORE.

LA CONTROISPIRAZIONE MUOVE DAL BASSO E DISTRUGGE LE FORZE MORALI.
GUIDA VERSO IL CONTRARIO DEGLI ETERNI VALORI.

MA LA CALPESTATA SANITA’ TORNA –IMPOSSIBILE- A RIVIVERE.

PER ATTIMI SENZA TEMPO L’IMPOSSIBILE ACCADE.

NEL PENSARE CHE CONTEMPLA LA FORMA DEL CONCETTO
SI ACCENDE LA NUOVA SANITA’ CHE RICONSACRA.

APICI ETERNI VENGONO RINNOVATI E SI IMPRIMONO NELL’ILLIMPIDITO DECORSO DEI DESTINI.

CIO’ CHE APPARE IMPREVEDIBILE ED IMPOSSIBILE  ACCADE :
IL RINNOVARSI ED IL RISORGERE DEL BENE FRA LE ESSENZE.

ATTO INCANCELLABILE CHE SANA.

E MOLTE COSCIENZE INABISSATE TROVANO DEI LIMITI AL DECADERE.

POICHE’ DEL FERRO DI METEORA IMPRIME LA VOLONTA’ DIVINA
LIBERAMENTE IN ALLEANZA D’UOMO RICREATA.

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4/18009
CONCEDONO IL SANARE

SENZA ASPIRAZIONI POICHE’ COMPLETAMENTE APPAGATI DALLA RABBIA.
I PIATTI.
I SENZA IDEALI.
I NEMMENO BRAMOSI.

AMANO SOLTANTO L’ODIO SOCIALE CHE LI NUTRE.
INABISSANDOLI.

L’ODIO PER LORO NON HA PIU’ SCOPO.
E’ FINE A SE STESSO.

TANTO ELEMENTARI DA DIVENTARE ZOLFO DEL NULLA.

SOLO LA CORRENTE DELL’ODIARE LI MANTIENE IN VITA.
E AD ESSA VOLGONO GLI ANELITI.
ALTRIMENTI NON AVREBBERO ESISTENZA NE PULSIONI.

L’ARIMANE CALUNNIATORE DEI TOTALMENTE IDEOLOGIZZATI NELLA FEDE.

EPPURE POSSONO ESSERE SVUOTATI DEL CALCARE E DEL VELENO.

POSSONO RIAVERE L’ANIMA PERDUTA.

POSSONO SUBIRE LO SPEGNERSI DELL’ODIO
SE DINANZI ALLO SGUARDO DELL’IDEA
E’ CONCESSO L’ALTO DILAVARE CHE CANCELLA IL MALE.

SE NELLO SVELARE S’ATTUA IL REDIMERE.

SE SUFFICIENTE INTENSITA’ D’ASCESI PERMETTE CHE IN ALTO SIA CONCESSO
AI VIZIATI DALL’ODIO IL POTER SOFFRIRE.

COSICCHE’ MOLTA DI QUELLA RELIGIONE INVERSA : MUORE.

L’ANIMA RISORGE AL NUOVO GIORNO.

RIAPPARE E VIVE UN SUO TENUISSIMO GERMOGLIO.

LUNGO I SENTIERI DELLE FOLGORI CHE CONCEDONO IL SANARE.

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5/18010
ORO DELL’IO

S’INNALZA OLTRE IL CAOS L’ATTIMO D’ARGENTO.
E NEL RINNOVATO ACUME
LA POTESTA’ DEL LAMPO IMPRIME VITA IMMATERIALE CHE CONSACRA.

SI LACERANO I VILUPPI DELLA DENSITA’ NEL CARNEO
E L’ANTIPENSIERO CHE NEGAVA : TACE DILAVATO.

ENERGIE SOLFUREE DELLA RIBELLIONE E DEL DEFORME :
VENGONO SQUARCIATE NEGLI APICI DEL VALORE LIMPIDO.

IMMATERIALITA’ REIMPRIME LE ESSENZE DELLA NORMA.

MENTRE LA VERITA’ INSISTE NELL’UNIRE.
RISORGENDO.

AVE DELLE AUREE VETTE NITIDO BAGLIORE CHE REDIME.

INSISTE NELL’INSEGUIRE L’ESSENZA DEL CONCETTO :
INSISTE IL CONTEMPLARE ESTREMO.
E PER ATTIMI RACCOGLIE SCINTILLE DI ARMONIA.

OTTENENDO IL RISTORO LAMPEGGIANTE CHE REINNALZA I LIVELLI DI PENSIERO

POTENZE DELLA FORMA SCACCIANO GLI INFERNI.
E MOSTRANO LE VIE DELL’ASSOLUTO.

MOSTRANO GLI ALLORI DEL LONTANISSIMO ORO DELL’ALTARE.
LONTANISSIMO E PRESENTE.
LONTANISSIMO E VIVENTE.

ORO DELL’IO NEL CUORE DELL’ARCANGELO.

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HELIOS FK AZIONE SOLARE




lunedì 7 luglio 2014

ASCESI DEL PENSIERO





A RUDOLF STEINER.    A MASSIMO SCALIGERO.
                        MAESTRI SOLARI

Tecnica dell’ascesi del pensiero ottenuta verificando autonomamente gli  insegnamenti dati da MASSIMO SCALIGERO in base alle indicazioni di RUDOLF STEINER.




ASCESI DEL PENSIERO


La Verità esiste.
Eterna e una.
Reale e tangibile.
Pura e assoluta ma al tempo stesso continuamente applicabile alla realtà contingente che da impura e relativa può approssimarsi ad essa sino a livelli supremi.
E tale è il compito dei tempi attuali.
Manifestare la Verità.
Farla fluire nel mondo tramite la propria persona
Accedere ad essa secondo i  propri compiti e le proprie possibilità.

Ma non occorre cercarla –essa già esiste continuamente  sfiorata e perduta dall’uomo che pensa- ciò che occorre conquistare è quella purezza,quella assenza di desideri consci e semiconsci,quella serenità di anima e pensieri che permette di scorgerla.

La Verità è ciò che si vede e si sa e si decide quando si è tanto coscienti e tanto puri da poterla concepire.

Non è un concetto o una dottrina o una ideologia da ripetere in branco,ma una luce intuitiva della coscienza capace –purchè pura- di concepire in prima persona ciò che è giusto e ciò che non lo è in rapporto ai propri compiti ed alle proprie capacità.

L’uomo continuamente sfiora questa luce,questa possibilità,questa potenza di retto giudizio che è implicita ad ogni pensiero,ma anziché ascendere sino ad essa,la ricopre dei propri “desideri interiori” e la degrada,la opacizza abbassandola al livello di opinione,di ciò che desidera che sia,di ciò che la sua conformazione caratteriale ed animica pretende che sia.perciò stesso perdendola.

I concetti,le ideologie,la cultura,le dottrine,gli ideali non sono la verità (e pertanto impararli cerebralmente a nulla vale) ma solo (e nel migliore dei casi,invero attualmente rarissimo) il prodotto di quella rarefatta,siderea dimensione di supremo equilibrio interiore e di lucida,cosciente trasparenza intuitiva che sola,aformale,eterna,archetipica,vuota è la Verità,e che è essa da conquistare, non i suoi prodotti dialettici,discorsivi,utilizzabili soltanto come appigli intuitivi per introdurvisi.

In questi termini la Verità è una con l’elevazione della persona e l’errore è il degradamento di essa al proprio livello umano,per quanto nobile o erudito o artisticamente acuto esso possa essere.

La via della Verità passa attraverso il troncamento,il superamento in alto  dei propri limiti umani.

Niente altro.
Senza scampo.
In suprema nudità.

La Verità è vuota e non può essere analizzata.

E’ una luce di purezza interiore cui solo chi ascende può attingere,ed al cui chiarore soltanto si possono concepire idee conformi a giustizia,realmente incidenti sulla realtà,realmente morali.

E’ uno stato d’essere,non una documentata analisi.
Una siderea dimensione interiore,non una consolante dottrina.
Una luminosa qualità d’animo e di mente,non una monumentale teoria economica.

E’ inoltre un apice umano che ha in se stesso la propria ragione d’essere ,che E’ senza dipendere da nulla altro,che occorre conquistare di per se stesso e non per le eventuali applicazioni intuitive che dall’alto di quella luce possano venire concepite,formulate,decise ed applicate alla realtà, in quanto la Verità è già agire sulla realtà,è la riconnessione  (seppure temporanea e continuamente da riconfermare) dell’umano con la propria realtà originaria che compete ad ogni uomo secondo le proprie capacità e possibilità.

La Verità è la condizione normale dell’uomo.

Una assenza di desideri e di velleità naturalistiche insorgenti dalla componente semplicemente razziale,soggettiva,emotiva che è il rifiorire dell’IO umano al livello di nudità in cui soltanto è realmente libero,o in cui soltanto può iniziare ad esserlo,e dal quale soltanto può trarre indirizzi di azione  e di decisione realmente giusti perché liberi e quindi morali.

La via della Verità non è prefissata  (e nessuno può studiarla cerebralmente o fideisticamente recitarla mediante dogmi o testi sacri rivelati o ciechi e intoccabili materialismi dialettici che tutto credono di spiegare lasciando immutata ed immota l’interiorità umana)  ma è un compito di lucente,silenziosa,nobile ascesi interiore individuale,a cui nessuno può sottrarsi, poiché  ognuno è veramente se stesso solo fra le vette del proprio assoluto e soltanto fra i ghiacci e le aurore interiori di quelle ascese è riposta la purezza animica  e la luce intuitiva che è il proprio OGGETTIVO spiraglio sull’unica Verità.

Tale il compito.
La meta.
La conquista.

La Verità è una, molteplici spiragli su essa non potranno (non possono)  che accordarsi fra loro,seppure raggiunti a livelli diversi e tradotti in concetti diversi.

Soltanto l’errore  (la verità corrotta)  può dividere, la Verità è universale,è un assoluto umano,è una condizione  di chiarezza interiore che non può non unire secondo la realtà effettiva delle cose.

Il resto è solo ottundimento,sublimazione erudita,poetica,visionaria del soltanto umano,delle svariate componenti che sono diverse  (più o meno nobili)  per gradazione,intensità,qualità,in ogni uomo e che ne rappresentano soltanto il limiti,la componente subpersonale da superare e non da codificare dialetticamente,politicamente,religiosamente.

La Verità è in alto  (nuda,pura,incorruttibile)  e con essa è impossibile barare,così come è impossibile esaurirla in un dogma o in una filosofia, ad essa si può solo attingere elevandosi fra le vette delle proprie migliori qualità,che solo a tali altezze possono valicare i limiti del soltanto umano,iniziando a trasmutarsi in qualche cosa di oggettivamente,di universalmente valido,reale,operativo.

Così come fra uomo e donna quando fiorisce vero amore permeato di offerta interiore,di volontà di consacrazione reciproca,di dedizione interiore, l’archetipo di comportamento,la legge interiore,l’evidenza della realtà “amore” è identica per ambedue i componenti la coppia,o per ogni coppia che ascenda a tali livelli, altrettanto simile per ognuno è la realtà della Verità quando ad essa si voglia realmente ascendere,anziché subire il desiderio psicofisico di abbassarla a se stessi quali ci si trova ad essere per conformazione,sensibilità,predisposizioni innate, o sopraggiunte  (imposte)   tramite il caos contingente.

La Verità non è soggettiva e molteplice.
E’ una.
Sempre la stessa.

Ciò che è molteplice,multiforme,contraddittorio,opposto sono i veli che la alterano,le deformazioni di essa,le brame subconscie che la incrostano e che per poter esistere,comunque attingono ad essa come filtri sempre più opachi e plumbei di un’unica, incolore,siderea luce.

Rimuovere i filtri è ritrovare l’aurora che essi in vario grado e misura rendevano crepuscolo.

La via della Verità implica il superamento di se stessi,dei propri limiti,delle proprie  (sempre meschine)  velleità, e quanto più ci si libererà  (purificherà)  da essi  (sempre più incenerendoli)  tanto più come nuda evidenza oggettiva la realtà delle cose,un nobile criterio di giudizio,un cosciente intuito sicuro riguardo a ciò che è giusto,affiorerà come asse interiore fra le trame dei propri pensieri,illuminandoli.

E nei pensieri,nel proprio pensiero è l’inizio,il cardine,il campo di battaglia della via verso la Verità.

E’ nei pensieri che la luce di retto giudizio viene ad incontrarsi con le insorgenze automatiche della natura,del subconscio,delle predisposizioni emotive e caratteriali appartenenti alla “impalcatura organica” cui tale luce è innestata per trasmutarle in alto o per subirne la corruzione  (l’oscuramento)  qualora tale trasmutazione non avvenga.

L’Io dell’uomo è l’arbitro di questa lotta,colui a cui spetta la decisione di tale trasmutazione ed il compito di effettuarla.

L’uomo può essere concepito come una “impalcatura organica” evocatrice di sensazioni su cui è innestato un principio di luce conoscitiva che sono i pensieri, i quali “specchiandosi” nel corpo    (individuandosi mediante esso,l’impalcatura organica)  permettono che un Io individuale sorga.

L’Io è conseguente ai pensieri, è tramite essi che un Io può sorgere ed innestarsi su questo piano di realtà,ed una individualità umana agire.

I pensieri non sono soggettivi,sono una pura,oggettiva,impersonale capacità conoscitiva che può venire soggettivizzata e quindi falsata,appunto dal mescolamento  (oscuramento)  che la componente biologica,emotiva,naturalistica  (filtrandola impuramente)  può operare se l’Io non agisce ma si limita a subirla.

L’Io,l’uomo,è il ponte e l’arbitro fra la Verità ed il degradamento,la corruzione di essa.

Liberare i pensieri dalle brame sub-semiconscie della propria natura equivale all’affiorare graduale della Verità,poichè una pura capacità conoscitiva riaffiora per l’Io al livello in cui essa inizia a ritornare tale,e l’Io dell’uomo è l’unica ragione per cui tale processo può avvenire,tale urto verificarsi,tale possibilità presentarsi.

La Verità già esiste  (Eterna, Atemporale, Vivente, Una)  essa determina comunque anche le leggi biologiche  (fisiche ed iper fisiche,sottili)  che reggono l’impalcatura organica, l’unico elemento libero,autonomo,non determinato di tale processo e per il quale tale processo accade ,si manifesta,è l’Io dell’uomo  (l’ago della bilancia del creato)  che può elevarsi ai vari livelli di tale Verità e da tali altezze manifestarla coscientemente,reinserendola operante e folgorante al  livello di realtà in cui si trova ad esistere, oppure mancando a tale compito (ascesa) può corrompere tutto il piano di realtà  (spirituale,sociale,fisica)  che da lui dipende e che da lui attende conoscenza,edificazione,attività sacrale.

I pensieri sono l’inizio,è tramite essi che l’Io sorge a coscienza di sé ed è tramite essi che si ricollega al mondo ed è tramite essi che potrebbe raggiungere  (concepire)   spiragli sempre più vasti di Verità.

La purificazione può principiare solo nel pensiero.

Il pensiero non è ciò che si pensa ma ciò che permette di farlo,un principio di pura lucidità conoscitiva che può essere potenziato,liberato,purificato,oppure ottenebrato.

Il pensiero è la capacità impersonale di concepire le cose,non il concepito,il formulato,il pensato che ne costituiscono il prodotto soggettivo.

L’atto del pensare  (continuamente folgorante la mente)  avvenendo si trova innanzi un potenziale di innatismi e predisposizioni caratteriali,di desideri consci e semiconsci,di convinzioni e schematismi culturali imparati  (letti o sentiti)  ma raramente pensati in prima persona  (di prima mano)  che immediatamente lo vincolano,lo ottenebrano,lo guidano verso formulazioni cui fornisce vita ma in cui si “sporca” , perdendo la possibilità di retta intuizione che sorgivamente  (se avesse trovato una mente ed un animo puri)  portava con sé come possibilità e potenza, e l’Io a tal punto (per debolezza di pensiero)  non può fare altro che fornire la propria individualità ,ossia la recitazione di un soggetto agente per “proprie convinzioni”, a tale processo meccanico,subpersonale e cieco.

Il caos dei tempi attuali non ha altra origine.

Tale abdicazione del pensiero avviene sistematicamente nella generalità umana  (salvo rare eccezioni)  variando solo le forme di apparire ed i livelli di intensità e di degradamento di un unico generale stato di dipendenza interiore dell’uomo rispetto alla propria inferiore natura biopsichica.

Nessuno dei massimi esponenti della cultura attuale  (ufficiale o rivoluzionaria che sia)  escluso.

I meccanicismi razziali  (innati ed acquisiti)  già esistono comunque,per potersi purificare da essi l’unica via è rafforzare il pensiero sino a che sia tanto potente e radicato in sé  da non venire travolto,guidato,manovrato da essi;  a tal punto l’Io inizia a liberarsi ed a giudicare conformemente a verità,a giustizia,a serenità d’animo,a purezza,seppure applicherà i prodotti di tale elevazione secondo le proprie capacità e qualità ed attitudini personali depurate.

Tale la via della Verità.
Rafforzare il pensiero è il compito.
Purezza e serenità la meta.
Verità lo scopo.
Rettificazione dell’umano il risultato.
Manifestarsi del Divino.




L’ASCESI

Arida.
Apsichica.
Geometrica.
Concentrazione contessuta di volontà.
Che è volontà del vero.
Amore del vero.
Volontà di amore.

Occorre poggiare inizialmente la capacità di pensare su di un oggetto artificiale fabbricato dall’uomo, il più semplice ed il meno emotivamente interessante possibile  (penna,scarpa,spilla,bottone,bicchiere,cavatappi,zappa,etc…)  e in solitudine ricostruirlo mentalmente,analizzarne e visualizzarne la forma,le singole componenti,il colore,il materiale,l’uso a cui serve,le connessioni logiche e gli altri oggetti che ad esso si riconnettono,se ne può fare brevemente la storia rintracciando l’evoluzione dell’oggetto.

Tutto ciò in solitudine,concisamente,attentamente,il più minuziosamente possibile,senza divagazioni, concentrando i pensieri solo su tale operazione volitiva di ricostruzione  e di unificazione mentale di un oggetto ideato dall’uomo.

Ciò per circa qualche minuto.
Limpida attenta minuziosa operazione di pensiero contessuta di volontà.
Al termine di questa azione preliminare, occorre riprendere l’insieme dei pensieri dipanati attorno all’oggetto  (ossia tutto ciò che si è pensato nel corso degli almeno alcuni minuti)  e tentare di contemplarli TUTTI INSIEME, in sintesi,in un unico “concentrato di significato.

Compiere o tentare di compiere ciò per almeno qualche altro minuto, regolandosi temporalmente ad intuito.

Così come spontaneamente,senza neppure esserne coscienti,al termine della lettura di un libro,il senso  (la sintesi)  di tutto ciò che si è letto affiora nella mente in un unico insieme intuitivo,adialettico,che precede nei pensieri le parole con cui eventualmente si potrebbe descrivere ciò che si è letto, così  (coscientemente e volitivamente)  al termine della ricostruzione mentale dell’oggetto occorre fermarsi contemplativamente al livello di pensiero in cui la SINTESI di tutto ciò che si è pensato è una pura evidenza,un’idea allo stato formante,un senso pieno di significato che PRECEDE LE PAROLE con le quali eventualmente lo si potrebbe esprimere scomponendolo.

In definitiva si viene a consumare,ad incenerire,a trascendere il dialettismo,il dispiegarsi delle parole,la frase fatta, poiché quando si tenta di osservare unitariamente,in sintesi,in un unico “colpo d’occhio” mentale,tutto ciò che si è pensato attorno all’oggetto,NON SI PUO’  PIU’ PENSARE A PAROLE, si salta di livello,si è costretti a raggiungere,si è in grado di  “toccare”  la zona interiore in cui il pensiero sta per rivestirsi di un contenuto,di un significato discorsivo, è sul punto di farlo ma non è più le parole con cui lo si può tradurre e scomporre,è qualcos’altro,inizia a ritornare nudo : spogliato delle parole con cui si determina, il pensiero inizia a rafforzarsi ed a mostrarsi in quella zona sorgiva in cui ancora non può rivestirsi di errore.

L’apparente semplicità della tecnica concentrativa,l’apparente meccanicità che sembra contraddistinguerla, l’apparente lontananza da ogni contenuto metafisico-simbolico,magico,religioso può trarre in inganno i  “miopi dello spirito”,mentre in realtà è l’inizio e la chiave  di volta pressoché imprescindibile di ogni rettificazione individuale,di ogni ascesa conoscitiva dell’uomo verso il proprio assoluto.

Tutto il resto è erudizione.

Nulla può essere compreso se la capacità di comprensione è impura in partenza.

La prima ascesi attualmente è la rettificazione della propria capacità conoscitiva.

L’inizio di tutto non può essere un verità imparata  (qualunque essa sia e per quanto “giusta” essa possa essere)  dalla quale dedurre norme,orientamenti e dogmi, ma soltanto ed unicamente la verifica e la rettificazione della capacità che permette di imparare, ossia la coscienza e l’esperienza dell’atto del conoscere che è tutt’uno con la sua purificazione.

Insistere nella tecnica concentrativa permette di prendere coscienza del livello di luce in cui ancora non si pensa discorsivamente, poiché osservare in sintesi  -tutti assieme-  l’insieme di pensieri discorsivi dipanati attorno ad un oggetto e cercare di mantenere per alcuni minuti tale osservazione,implica un salto di livello interiore,ci si trova ad avere a che fare con UNA FORZA che tiene unita un’evidenza,che tiene unita l’essenza,l’idea,il concentrato adialettico  (privo di parole)  di quanto si è pensato.

Tale forza è pura.

Tale forza è ciò che continuamente dà vita a ciò che si pensa,ma che mai si è in grado di sperimentare,perché si è troppo avvinti al significato di ciò che si pensa,al prodotto del pensiero,al concetto pensato e non a ciò che permette di concepirlo.

Insistere nella tecnica concentrativa purifica.
E’ l’inizio.
E’ il progressivo SPERIMENTARE sempre più lucidamente l’elemento formativo dei pensieri,che non è i pensieri pensati ma ciò che permette di produrli.

E’ il progressivo prendere coscienza di sé al livello in cui i pensieri STANNO PER FORMARSI, superando il comune livello di veglia e dell’errore in cui si diventa coscienti di sé e del mondo nel pensato,fra i prodotti dialettici,discorsivi in cui l’elemento formante si è già rinchiuso e degradato,poiché gli innatismi e le predisposizioni caratteriali e la razza dell’anima sono ciò che ha ricoperto il suo cadere  -folgorare-  fra loro di per sé inerti.

E l’Io inizia a purificarsi nel prendere coscienza di sé senza dover pensare qualcosa ma pensando soltanto,poggiando sul potere formante dei pensieri e non sui pensieri già formati.

E’  l’inizio della libertà dalle opinioni,dalle verità accettate perché desiderate in quella forma,dalle frasi fatte che la propria personale natura preferiva.

Tramite la disciplina “concentrativa”  l’Io si conquista un terreno vergine,una zona pura,una luce di serenità di giudizio,ossia una autonomia dai propri vincoli che parallelamente è la possibilità di scorgere sempre più disinteressatamente  (secondo i propri compiti e le proprie possibilità)  il “nocciolo dei problemi” che si pone, sino a che la soluzione può spontaneamente fiorirgli in animo come naturale conseguenza del seme posto con la progressiva liberazione dell’Io.

Tale la via della Verità.
L’inizio di essa:

E con tale inizio l’anima si rischiara.

Poiché conoscere,concepire secondo verità è elevarsi alla qualità delle cose,alla loro bellezza morale,alla riposta purezza della realtà,mediante un atto interiore che è lucidità conoscitiva e splendore animico contessuti di volontà ossia di amore ( si può volere solo ciò che si ama).





LA VIA DELLA POTENZA


La concentrazione del pensiero fa appello ad una zona di determinazione interiore che è la chiave della potenza, sia nell’analisi dell’oggetto creato dall’uomo, sia nella contemplazione della sintesi dei pensieri dipanati attorno all’oggetto ,  si attinge ad una zona di decisione interiore che è crogiuolo di potenza.
Fissare l’attenzione pensante su di un oggetto insignificante e banale fabbricato dall’uomo e poi contemplare – o tentare di contemplare, il che è lo stesso – tutti assieme i pensieri  sviluppati intorno all’oggetto è sviluppare una volontà di attenzione cosciente fluente tramite i pensieri che è potenza.
Potenza dell’Io.
Potenza di determinazione.
Potenza di decisione.
Una individuale potenza di decisione che è asse interiore di fedeltà, di consacrazione, di dedizione al vero.
In antico tale potenza di decisione - che è consacrarsi ad un valore – poteva venire e veniva sollecitata ed eretta grazie alla spontanea capacità evocativa del sentire, dei sentimenti, dell’anima che sapevano “toccare” valori ideali (entità viventi) e dall’ardore che tale contratto accendeva, si enucleava forza di decisione interiore, la capacità di votarsi completamente, di consacrarsi del tutto ad un compito scelto in conformità a quei valori.
Ed era l’idealismo innato e spontaneo degli antichi.
Presente in tutti gli antichi, seppure in vario grado e misura, ed è una possibilità esaurita che non può essere imboccata in senso ascendente.
Ed è una via morta.
I mistici ed i cavalieri medievali agivano in questa direzione e da essa traevano forza.
Ma l’anima in essi era sana, forte, vigorosa, capace di orientarli nel mondo etico dei valori, capace di spietrificare le dottrine ed i simboli religiosi poggiando su essi la propria capacità intuitiva e morale, capace di sentire le qualità ideali come buone e sane o come cattive e malate.
Un’anima vasta e generosa splendente di un contatto emotivo per le qualità che sorreggono il mondo.
Un’anima che nell’unificare l’uomo secondo gli eterni valori non incontrava barriere celebrali.
La nascita del pensiero cerebrale moderno – ossia di un pensiero privo di intuizioni morali, capace di dipanare nessi logici soltanto razionali, capace di articolarsi in virtù di un intrinseco canone logico interno al pensiero e sordo ai suggerimenti evocativi dell’anima ad esso esteriori – ha segnato la fine, lo strangolamento, la morte dell’anima come organo di conoscenza innata e di orientamento spontaneo.
La barriera cerebrale è quanto si è sviluppato nell’uomo moderno e ha dato origine all’attuale civiltà agnostica e priva del sublime (del Divino).
E’ la solitudine – nei migliori è l’angoscia – che ogni uomo moderno sperimenta all’interno dei propri pensieri.
E’ la solitaria potenza razionale in cui ciascuno sa – più o meno consapevolmente – di essere separato da tutto e da tutti, dal vivente, dalle certezze ultime, da un reale rapporto con l’Eterno, con l’assoluto, col sublime, col superumano.
E’ l’isolamento all’interno della propria potenza concettuale, una vera e propria barriera che sa solo scomporre in pensieri razionali ogni aspetto del mondo e degli altri, che sa solo ricomporre in cerebralismi privi di slancio e di spontaneità il mistero dell’esistere, che sa solo parlare, pensare a parole, quando si vorrebbe provare amore o pietà, coraggio o dolore, amicizia o tripudio, ossia quando si tenta il collegamento unificante con una qualità, con un valore vivente super razionale.
La barriera cerebrale è un potere di pensiero che isola da tutto e da tutti, un deserto, un nulla puramente logico in cui ciascuno è solo, in cui ciascuno è libero, in cui ciascuno può disporre di se ed è responsabile di quanto compie.
Gli antichi erano meno liberi.
Mancando – poiché in via di svilupparsi – la barriera cerebrale, un orientamento riguardo al senso della vita era spontaneamente fornito dall’anima.
Mai un antico ha avuto problemi esistenziali.
Non avrebbe potuto.
Vi furono antichi che scelsero il male, ma – in occidente – la loro visione del male era sorretta dalla comprensione animica del bene, sapevano di compiere il male nella visione di un bene che sapevano esistere, che conoscevano, che sapevano di trasgredire, di tradire, di offuscare ma che esisteva, e che veniva da loro percepito.
Sapere di compiere il male non è compierlo fino in fondo, poiché una visione animica del bene ne è alla base e ne crea il rimorso, la nostalgia del celeste, una dilacerazione interiore che impedisce di demonizzarsi, di corrompersi del tutto.
Percepire il bene compiendo il male è compierlo in uno stato di relativa ingenuità.
Gli antichi erano ingenui.
Qualunque atrocità abissale da loro commessa  – e ne commisero molte – è paragonabile alle perfidie  (a volte atroci ) dei bambini: sono compiute in stato di inconsapevolezza parziale di semicoscienza, di ingenuità sostanziale, il bene può rifiorire in ogni istante facendovi appello, il male non è mai definitivo.
Le atrocità ma soprattutto i superbi splendori degli antichi rientravano ancora in una “economia dei divini”, in uno scontro tra potenze ideali, tra Dei che agivano tramite le anime degli uomini, la cui responsabilità interiore – che comunque vi era – era minore di ora .
In Occidente ad ogni antico – dopo la venuta del Logos– era innata la sensazione, il calore, il sentimento, la percezione animica del bene ( di ciò che è universalmente il bene, la potenza solare che tutto sorregge ) sia che vi aderisse  – secondo le proprio possibilità –  sia che vi rinunciasse per desiderio di vita.
Comunque agisse sapeva del bene.
Spontaneamente la forza del bene fluiva in tutti.
E quindi uno stato di ingenuità – ossia un potere di redimersi, una forza del rimorso – obbligava tutti a non potersi incattivire del tutto , obbligava tutti a vedere comunque, a vivere comunque, a percepire comunque il bene.
Poi l’avvento della barriera cerebrale.
L’avvento dell’uomo solo, che dipende da sé, dai propri pensieri astratti – perché incapaci di vedere il mondo quale è: sorretto dal bene e assediato dal male – pensieri che proprio in quanto astratti (ossia ciechi verso le potenze morali del mondo ) sono liberi.
Liberi di restare astratti (ossia di incattivirsi) o di superare l’astrattezza.
Liberi da ogni percezione obbligata – perché spontanea – del bene e quindi capaci di compiere il male peggiore: quello completamente estraneo ad ogni percezione del bene, quello la cui scelta ricade completamente sulle responsabilità individuali, quello privo di ingenuità, privo di rimorsi, arido, consapevole, tetro, convinto di sé.
Un male diretto, privo di scrupoli, convinto della propria potenza che è potenza di non essere più umano.
Il male del pensiero astratto che non vuole saperne di vincere la propria astrattezza, di riattingere all’eterno, al vivente, agli eterni valori, che vuole continuare ad inebriarsi dell’assenza di vincoli morali che la astrattezza fornisce, che vuole restare quale è, irrimediabilmente vincolandosi sempre più al subumano.
Questo male può essere vinto.
Deve essere vinto.
La barriera cerebrale isola da ogni percezione obbligata del bene (e quindi anche da ogni percezione del male, poiché la percezione del male può sorgere solo dal paragone col bene), la barriera cerebrale è una nebbia molto intelligente che può giostrare con i concetti in maniera tanto abile quanto errata, è come possedere un grande potere di comprensione intellettiva senza riuscire ad avere realtà viventi da comprendere, senza avere “materiali” su cui esercitare, su cui usare tale potere; pertanto è un potere che gira a vuoto, che non afferra nulla, che vorticosamente accelera la ginnica intellettiva nell’astratto.
Tale potere intellettivo astratto, proprio in quanto tale ha come costante sottofondo semiconscio la sensazione di soffocare.
Si tratta della percezione semiconsapevole del potere cosciente, dell’enorme potere di intelligenza individuale che ci si trova a dover amministrare e che d’altra parte non riesce ad afferrare nulla, non riesce ad afferrare entità, realtà capaci di soddisfare la sete di potenze reali nelle quali immettersi tramite il pensiero.
E’ come essere intelligenti nel punto zero di tutti i valori.
C’è l’intelligenza ma mancano i valori sui quali poggiarla.
C’è l’intelligenza ma manca il terreno, la realtà su cui poggiarla.
C’è l’intelligenza ma non c’è nulla che possa nutrirla.
Tale è la situazione iniziale dell’uomo moderno.
Si è intelligenti nella totale sterilità di un mondo e di una vita che sembrano privi di senso, scopo, mete.
Tale intelligenza può compiere una sola azione: contemplare se stessa.
Può compiere unicamente l’ascesi del pensiero.
La tecnica della concentrazione.
Nel punto zero di tutti i valori, un solo valore resta: il potere che permette di accorgersi di tale vuoto.
L’acume pensante.
In cui già è presente – inespresso – il bisogno, ossia il ricordo di una realtà capace di dare un senso alla vita.
Il bisogno di una realtà di cui il deserto è la mancanza e la negazione.
Ed è la via della potenza.
La via dell’impossibile potenza.
Poiché all’intelligenza astratta appare impossibile superare il deserto, pur riconoscendone l’esistenza, pur soffrendone la presenza.
Ed invece la potenza capace di spezzare il deserto gli è interna: è la potenza che permette ai concetti di concatenarsi tra loro.
E’ la potenza che permette di muoversi entro i pensieri.
E di una forza si tratta.
Di una potenza.
Una realtà che è oltre ogni barriera razionale.
Oltre ogni morta aridità.
Oltre ogni deserto.
La via della Potenza.
La potenza di manifestare il sovamentale consacrato.




La Fonte

Se vi è sufficiente acume per accorgersi del deserto:
Se vi è sufficiente limpidità per soffrirne:
Se vi è sufficiente vastità intuitiva per comprendere che si è sull’orlo di un abisso razionale incolmabile:  allora la potenza può essere ipotizzata.
Si può giungere a sospettare che l’estrema capacità intellettiva è in se una forza.
Ed è in se l’unica vita in una sfera di morte conoscitiva.
Ed è la via dei tempi attuali.
L’unica via.
Il passo ulteriore è viverla questa potenza.
Percepirla.
Elevarsi ad essa.
Abbeverarsi al suo fluire.
Ed è la tecnica della concentrazione.
Indicata da Massimo Scaligero.
Donata da Massimo Scaligero.
In base agli insegnamenti di Rudolf Steiner.
Poiché tentare di contemplare la sintesi dei pensieri usati per descrivere un oggetto, è in definitiva finire per contemplare la forza che li tiene uniti, la forza che tiene unito il senso, il significato che essi sono.
Tale forza è la vita.
Dapprima appunto potrà essere concepita solo come una potenza ma sperimentata che sia, essa col tempo si disvelerà come un valore che vive.
La potenza si svelerà: vita superiore.
Vita.
Valore in cui l’intelligenza ed il puro sentire diventano tutt’uno.
Valore in cui l’intelligenza svela la propria anima eterna.
L’impossibile.
Ciò che all’interno della barriera razionale appare impossibile diviene realtà: l’anima eterna cui gli antichi si abbeverarono tutti, è intima al pensiero, è intima alla potenza che permette di pensare e di muoversi nei pensieri.
Ed è la progressiva morte di ogni deserto.
E’ superare l’abisso razionale.
E’ riuscire a respirare oltre ogni soffocamento.
Poiché ora l’intelligenza ha veramente ciò su cui immettere l’enorme acume che prima dispiegava unicamente per dubitare e per soffrire del vuoto.
Ed è proprio questo il senso del deserto e della barriera razionale: che tutto rivelandosi vuoto e privo di scopo, permette in quella suprema nudità sofferente di accorgersi della nuova vita che albeggia là ove si riflette sul vuoto, là ove si diviene coscienti del nulla.
Tale nuova vita è una potenza che può logicamente essere ipotizzata.
La potenza del proprio muovere entro pensieri che sanno di essere giunti là ove ogni ulteriore riflettere sul mondo, sulla vita, sui valori è un barare con se stessi.
Ogni pensiero può essere errato o irreale ma indubitabile è la realtà di ciò che li concatena e li fa muovere.
Una potenza.
La potenza.
La fonte di vita.
Nella sintesi della concentrazione essa affiora.
In quello sforzo.
Nello sforzo di mantenerla.
Nella lotta interiore che si sviluppa per continuare a contemplare la sintesi.
Tale lotta, tale sforzo impegna il più intenso acume di pensiero, poiché si ha a che fare con un ente che si è manifestato tramite l’oggetto analizzato, ma che non ha nulla a che vedere con esso, in quanto ciò che si finisce per contemplare è il mistero del prodursi dell’intelligenza in un uomo.
Si finisce per contemplare ciò che in noi è il mistero del nostro essere individui raziocinanti.
Si finisce per contemplare il potere che in noi si fa intelligenza individuale.
Si entra in contatto con il mistero della nostra vita cosciente. Tale mistero è una potenza in cui sottile ed impalpabile vive il sentire, l’eterno sentire, l’anima eterna del solo valore, la fonte eterna di ogni verità.
Una fonte oggettiva, universale, valida per tutti, seppure individuale e sperimentabile unicamente all’interno del proprio pensare.
Ed è la via della potenza.
La potenza di ritrovare l’anima eterna.

Il sentire.


HELIOS FK AZIONE SOLARE







domenica 13 aprile 2014

SACRO RITO DEL SOLE D’OCCIDENTE.




SACRO RITO DEL SOLE D’OCCIDENTE.




NEL CIELO UNA CORONA ATTENDE LA VITTORIA.
E MILLE ALTRE NE ATTENDE.
E INFINITE ALTRE NE CHIEDE.
NEL PERENNE IMPEGNO DEL RICONSACRARE QUANTO CONTINUAMENTE NELL’ADE SI CORROMPE.

MOLTITUDINI DI ANIME ACCOLGONO MOSTRI NEL PENSIERO
E DI ESSI VESTONO LE ESSENZE RICOPRENDOSI DI PIAGHE.
DISEGNANDO FORME DI POTENZA CHE ABITANO GLI EVENTI
E NE PLASMANO L’INTERNO SUSSURRARE DI FOLLIA.

IL VUOTO ACCAVALLARSI DI CONCETTI RITENUTI MORALI
E’ PRONUNZIATO NELLA MENTE DEGLI SPROFONDATI
COME CONSAPEVOLE MENZOGNA
DESIDERANDO REALIZZARE EVIDENTI E SPERIMENTATE
BRAME DI POTENZA CONSIDERATE INVIOLABILI ED ETERNE.

SCELGONO COSCIENTEMENTE IL MALE CONSIDERANDOLO UNICA REALTA’.
UNICA VERITA’.
UNICA FORZA SOLA.
LO SCELGONO POICHE’ GLI APPARE COME LA FONTE DI POTENZA CHE DOMINA IL REALE.

MANCA IL PARAGONE CHE POSSA FAR CONDANNARE IL MALE.
MANCA IL BENE ALLA CUI LUCE RIFIUTARE CIO’ CHE GLI SI OPPONE.
MANCA IL CIELO DA CUI POTER SCRUTARE GLI ABISSI DA EVITARE.
TUTTO IL CONCEPIBILE E’ CENERE CHE IL MALE RIVESTE DI FOLLIA.

IL MALE AGISCE DA BEN OLTRE L’UMANO.
EMERGE DAGLI ABISSI IN CUI NELLA POTENZA DISEGNA LE SUE TRAME SUBUMANE.

E SOLO DAL SOVRUMANO UNA FOLGORE PUO’ SORGERE CHE POSSA RISANARLO.

MA LONTANA E INACCESSIBILE E’ LA FONTE DA CUI TALE FOLGORE PUO’ SORGERE.

IL SENTIRE FISICIZZATO MUOVE SOLO FANTASMI TRATTI DALLA CORPOREITA’
IN CUI LA VOLONTA’ SOLLECITATA SPROFONDA FRA LE ENERGIE DELL’ETERNO NEGARE.

MA OLTRE IL PARLOTTIO PERENNE DELLA RAZIONALITA’ :
OLTRE L’IMMANE FRANTUMARSI DEL DISQUISIRE RAGIONANDO SENZA VIGORE:
NUDO E SOLITARIO RESTA IL PENSARE.

SUA E’ LA POTENZA LATENTE DELLA RESURREZIONE.

SUA LA POTESTA’ DELLA FOLGORE CHE LAVA E CHE REDIME.

UN PENSARE CHE QUALE ATTO DEL SILENZIO
POSSA SFIORARE IL SOVRUMANO MENTRE NE VIVE GLI ATTIMI FULGUREI
CHE SOLTANTO ALLORA NELLA VOLONTA’ RICONSACRATA
ACCENDONO NEL PROPRIO SLANCIO APICI DIVINI DEL SENTIRE.

RITO DELL’IDEA QUALE ASCESI DEL PENSIERO
CHE E’ L’UNICA REALE VIVENTE VIA DI RESURREZIONE
CHE L’UMANO INCATENATO –LIBERANDOSI- PERCORRE.

UN VALORE SI TRAE DAL CONTEMPLARE UN PENSIERO COSTRUITO PER POTERSI IMMERGERE NEL RIASSUMERNE IL RICORDO.
UN VALORE PERCEPIBILE SOLO A POSTERIORI LUNGO LE VIE DEL TEMPO.
UN VALORE CHE E’ IL METRO UNICO DEL BENE
E LA SUA FONTE VIVENTE.

IL SORGERE DELLA SOVRUMANITA’ IN UOMO.

L’UNICA.
LA SOLA.
LA PERENNE.

FUOCO DEL SOLE SACRO D’OCCIDENTE.
FUOCO DEL LOGOS.
E SUA RESURREZIONE.

NEI CIELI DELLA FOLGORE E NEL CUORE.

NELL’ULTIMA FRONTIERA DEL PENSARE.




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mercoledì 12 febbraio 2014

AURORA CHE PIETRE ERRANTI DISSOLVE




AURORA CHE PIETRE ERRANTI DISSOLVE



MORTI NEL GELIDO LAMENTO
STANNO AMMASSATI
E REPLICANO –INUMANI- IL DISPREZZO CHE LI MOSSE.

VISSERO NELLA SUPERBIA DEL SANGUE E DELLA CARNE
E OLTREPASSATA LA SOGLIA DELLA MORTE
NON EBBERO ALTRA EVIDENZA DA POTER SEGUIRE.

ASSORTI NELL’UNICO PENSIERO CHE EBBERO LE CARNI DI CUI FURONO SCHIAVI :
IMMERSI NEL MALEDIRE
OSSERVANO DISTANTI L’AGIRE DEI VIVENTI.

LE LORO TOMBE SONO ALTARI DI IMPASSIBILE FURORE
MASSE DI GELO E DI VERGOGNA ISPESSISCONO I LAMENTI
NEL SEMPRE PIU’ DISUMANO GIUDICARE.

MORTI SOLO A META’ POICHE’ VISSERO D’ABISSO
ORA NULLA LI PUO’ SCALDARE AL DI FUORI DELLA FOLGORE SUPREMA.
UNO SGUARDO LAMPEGGIANTE CHE LI ESPONGA AL GIUDIZIO DEI CELESTI.

NON POSSONO MORIRE POICHE’ VISSERO A META’
NEL SANGUE DELLA CARNE ADORATA COME SE FOSSE IL DIO.
NELLE PROFONDITA’ DEL GELO CHE TUTTO RESPINGE E ODIA.

L’ENTE DEL NEGARE ASSORBE OGNI RESIDUA FORZA
E TUTTO QUANTO SI SPESE QUALE VIGORE UMANO
NACQUE DAL MALEDIRE.

ACIDI E SILENZIOSI AMMORBANO DI GELO L’ARIA CHE LI CIRCONDA.
AFFOLLANO UNA TERRA CHE  STRENUAMENTE LI RIFIUTA
MA CHE SANNO DI NON POTER LASCIARE.

IL PESO E’ UNA FERITA CHE A LORO PIACQUE INFLIGGERE
E CHE ORA LI TORMENTA POICHE’ NON LI LASCIA LIBERI
E CHE ANZI LI COMPRIME NEL NULLA INAMOVIBILE.

FINANCHE LE TRAPIANTATE ROSE REALI : GIACCIONO IMMERSE NEL CALCARE
PREDA DELL’OMBRA IMMENSA E DELL’IMMANE PESO
CHE GLI OCCHI FISICI NON POSSONO VEDERE MA SOLO PRESENTIRE.

INFINE UN VIVENTE SGUARDO HA TRAPASSATO IL TUMULO.
HA SCOSSO QUELL’INFINITA RABBIA DEL MORIRE
HA OTTENUTO IL PALPITO DELLA FULGUREA FIAMMA
CHE NELL’IMMATERIALITA’ DISSOLVE E SANA.

UN ATTIMO DI FOLGORE HA INCRINATO IL PESO.
HA INTERROTTO IL DRAMMA DELL’INUTILITA’ CALCAREA.
UN PALPITO DI LUCE SI E’ ACCESO SULL’INFERNO
PERMETTENDONE IL DISSOLVERSI.

NELLO STUPORE ESTREMO : UN PALPITO DI MERAVIGLIA HA EGUAGLIATO IL TUONO.
CALORE HA PERCORSO I GELIDI SENTIERI
MENTRE VERITA’ ACCORREVA AD ANNIENTARE ESSENZE MINERALI
DI INAMOVIBILE MENZOGNA.

UN FUOCO LONTANISSIMO IMPONE LO STUPORE CHE INNESTA LA MERAVIGLIA.

POTENZA DELL’ACCENTRARE NEL SOVRUMANO
SVELLE IL DENSISSIMO COMPRIMERE
E SVELA IL VERO VOLTO DEL PENSARE CHE MAI VENNE NEPPURE CONCEPITO.
E MASSE MINERALI SGRETOLANO AL SUO COSPETTO.

TUONO FOLGORE E LAMPO INDICANO LE VIE DEL CUORE
CHE MAI EBBERO RICOMPENSA
MA CHE SONO L’UNICA MEDICINA NEL TEMPO ESTREMO DEL GIUDIZIO.
DINANZI ALL’ESSENZA VERA DEL REALE.

VERA FISIONOMIA DEL SOVRAMENTALE RESPIRO NEL SOLE ETERICO
LUNGO I SENTIERI DELL’IDEA CHE GIUNGE A CONTEMPLARE LA PROPRIA FORMA.
ATTRAVERSO UN VOLERE CHE NELL’IMMATERIALE PROTENDERE : CONSACRA.
E ARDE.

UNA SPERANZA INCRINA QUELLE OCCULTE PIETRE CHE BRAMARONO GLI ABISSI.
UNA LIEVITA’ ILLUMINA IL PESARE E LO TRAPASSA.
INTOCCABILE E INVINCIBILE  INDICA IL CALORE.
INDICA LE ALTEZZE.

IMPONE GLI ORIZZONTI CHE  -SACRI-  ORA RITORNANO VISIBILI.

ATTRAVERSO GLI INFINITI GRADI DI UNA LUCE CHE E’ IL SOLO FONDAMENTO.

ALL’UOMO AFFIDATA ED AL SUO ATTO DI ACUME.
CHE E’ ATTO DI FEDELTA’ IN IDEA.



HELIOS FK AZIONE SOLARE



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martedì 21 gennaio 2014

ASSISO IN TRONO A OLIMPIA ZEUS AVVOLTO NELL’AVORIO STA





  



                                                       3/173
ASSISO IN TRONO A OLIMPIA ZEUS AVVOLTO NELL’AVORIO STA.




rarefatta è la perfidia degli esseri del fiele.
nel gelo nero e aguzzo dell’infero degli inferi.

ma alta è la stella e arde.

luce –oltre la voce degli abissi- è tuono.

fiamma sinfonia alabastro.

l’opaco della neve muore.
gelo rarefatto è fuso dal fuoco più fulgente al chiaro giorno.

luce ristoro e fiamma.

stridore nodulare al lampo che divora.

lacerarsi del contorto.

lampi gioielli e vita.

ristoro nel fulgore.

intessersi di luce
nel nitido oro amore che fiamma danzando dardeggia.

-templi stagliati al sole –

logos eternità virtù
in cui l’assiso GIOVE  pare prendere vita e balenare.

mentre inaudibili fragori di tempesta diventano palesi  al  cuore.

VASTITA’ NELLE FOLGORI IMMENSE INNALZANO AI CIELI IL PERCEPIRE.
VITA CHE PER ATTIMI GIUNGE NEL MAESTOSO E NEL SOLENNE.
AGGIUNGENDO LUCE UMANA FRA GLI DEI
IMPRIMENDO FISIONOMIE DIVINE FRA I VOLTI DEGLI UMANI.




p.s.
Opera di Fidia,alta circa 14 metri,seduta in trono,la statua di Zeus era di solo avorio e di solo oro erano le vesti,tale era la magica perfezione dell’insieme che alla mutevole luce all’interno del tempio sembrava prendere vita

“per secoli…..mentre i cristiani organizzavano rivolte in tutto il mondo antico,
dando fuoco per vendetta a Dei e sacerdoti, la statua di ZEUS rimase seduta e possente,al di sopra della lotta,protetta dalla sua aureola di divinità”.
(le 7 meravigli del mondo antico/ J. e E. Romer/ newton e compton ed.1995/ pag.18)

Tanto era considerato normale che nella statua abitasse il vivente ZEUS che : “nessuno potè certo provare meraviglia per il fatto che,quando gli operai dell’imperatore Caligola giunsero ad Olimpia per smontare la statua e trasportarla a Roma, essa avesse sghignazzato così fragorosamente da far crollare le assi e mettere in fuga gli operai.”(le 7 meraviglie/pag 16 e 17).

Visitare il tempio era vivere effettive esperienze interiori.




HELIOS FK AZIONE SOLARE



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